“Gattina rossa di due mesi pelo semilungo cerca casa. Disponibile previo colloquio pre affido e visita a domicilio”: questo l’annuncio letto su un sito quando cercavo Lena.
L’anno scorso, dopo che morirono Tato e Tata nell’arco di un mese, avevo deciso di tenere solo Vinnie e di non prendere altri gatti perché provata da 5 anni di continue emergenze veterinarie. Tato e Tata erano figlio e mamma, di 18 e 19 anni e mezzo e quando si ammalava uno, l’altro poco dopo lo seguiva. Un inferno per 5 anni tra insufficienza renale, linfoma intestinale, calicivirus e non ci siamo fatti mancare neanche la panleucopenia, il tutto nonostante le vaccinazioni.
Non spiego le pene patite, il tempo e i soldi dedicati loro, i ricoveri, la casa sottosopra… perché chiunque abbia più di un gatto, presto o tardi ci è passato. Ero provatissima e avevo detto basta, Vinnie mi spiace ma rimani solo.
Peccato che lui, in meno di due settimane, andò in depressione: arrivato piccolissimo in una casa con due gatti, vivere con loro per 5 anni e trovarsi in poco tempo da solo l’ha portato a non mangiare quasi più e a vagare sperduto per casa, annusando ogni luogo dove sentiva odore degli altri. E sdraiandosi lì, con occhioni tristi.
La mia decisione dunque è durata poco e mi son detta, va bene, ti prendo una compagna ma porta pazienza perché stavolta scelgo io: dopo una vita passata a raccattare trovatelli o gatti incidentati, a questo giro avevo deciso di soddisfare il mio desiderio di sempre, cioè un gatto rosso. Femmina.
Da più parti mi hanno detto: “Scordatela. O la cerchi di razza oppure se vuoi un europeo comune preparati a una lunga attesa perché le femmine rosse, cucciole per giunta, sono rarissime”.
E invece si vede che era scritto così, perché nel giro di tre giorni ho trovato Lena, una meraviglia presentata come “Gattina rossa di 2 mesi, pelo semilungo, cerca casa”. E sono entrata in contatto per la prima volta con il magico mondo delle gattare, così criticate e spesso mal comprese, da me in primis.
Lena era nata in aprile, il 23, lo stesso giorno in cui è morto Tato. Era destino. Tuttavia, prima di prenderla, ho dovuto attendere e compilare un modulo che prevedeva alcuni obblighi: sterilizzazione, vaccinazioni, balconi in sicurezza, no giardini né farla uscire. E, non ultimo, la disponibilità a far venire le gattare a casa per capire se ero persona adatta a tenere un gatto.
Sono sincera: inizialmente, da persona ignorante (nel senso di colei che ignora) mi è salito il nervo e mi sono anche un po’ offesa: “Cosa? Ho gatti da una vita, tutti trovatelli, mai avuto un problema con balconi o con ambienti in sicurezza e adesso devo pure passare un esame???”… E via di sdegno, pensando a tutte le cose più ovvie che si sentono e si leggono sulle adozioni tramite gattare o gattili. E, probabilmente, se non mi fossi innamorata seduta stante di quella gattina di soli 2 mesi che avevo visto in foto nell’annuncio, avrei lasciato perdere.
E invece no, volevo lei. E così ho accettato obtorto collo le condizioni per poi permettere alle gattare di venire a casa per una valutazione. Con mia sorpresa ho conosciuto persone squisite, pazienti e disposte a spiegarmi i motivi dei vincoli posti.
Persone che si prendono cura di gatti abbandonati, incidentati, cucciolate allo sbando, li curano, li nutrono, li vaccinano e si sbattono per farli adottare. Il tutto sotto forma di volontariato. Investono tempo e soldi e sì, d’accordo, in alcuni casi – non nel mio – il fanatismo raggiunge livelli inauditi. Tuttavia, ritengo sia da capire il loro punto di vista: non ha senso affidare gatti salvati e curati a persone che poi li lasciano liberi di scorrazzare e di riprodursi, o di farsi male che tanto “i gatti hanno 7 vite e se la cavano sempre”.
Se non si condivide l’ approccio o se non si è disponibili neanche a prendere il considerazione i motivi di simili vincoli, semplicemente si passa oltre e si cerca altrove. E invece leggo spessissimo polemiche e aggressioni che mi lasciano allibita, da una parte e dall’altra: molte gattare accusano chi fa riprodurre i propri gatti perché “ci sono tanti gattini da adottare”, i proprietari dei gatti invece non accettano certi vincoli imposti dalle gattare. E via polemizzando senza sforzarsi di comprendere le ragioni dell’Altro. La verità è spesso nel mezzo e siamo tutti accomunati dall’amore per i gatti. Un po’ di tolleranza in più non guasterebbe, da una parte e dall’altra.
Io ho scelto di sottopormi all’esame firmando modulo di affido e trovando un compromesso alle richieste fatte: tra persone adulte e civili si fa così. E ho anche deciso di dare una mano alle adozioni dedicando gratuitamente parte del mio tempo a fotografare professionalmente gatti che nessuno vuole per rendere più “appetibili” le adozioni, collaborando quindi con gattare non fanatiche, gattili e veterinari.
Lena per Vinnie è stata un toccasana: abituato per 5 anni a prendere sberle da Tato e Tata, ora era lui il maschio Alfa di casa e con lei si è subito posto come tale per la serie “Ragazzina, poca confidenza che qui comando io”.
Sì, ciao.
Nelle foto vedete il primo giorno di Lena a casa, esattamente un anno fa oggi, il 12 luglio 2018.
Vinnie soffiava, lei si avvicinava senza paura. Lui indietreggiava senza scappare, lei gli andava vicino… Ancora e ancora finché lui ha smesso di soffiare, permettendole di avvicinarsi.
La scena è terminata quando Lena ha osato un pelo di più, tentando di strusciarsi sul suo muso, e lui che, indietreggiando ancora, non si è accorto della fine del letto, cadendo sul pavimento e andandosene sdegnato. Per poi ritornare poco dopo: “Dove eravamo rimasti?”
E questa è ancora oggi la loro dinamica principale: sono inseparabili, si adorano con dinamiche alla Sandra e Raimondo. Lei si impone, sempre, con delicata fermezza o con ruffiana nonchalance tipo che io lo sto coccolando, lei arriva mettendosi in mezzo tra me e lui, si struscia su di lui finché con culo arriva al muso e gli dà una lieve botta, per spostarlo.
E lui, da tontolone qual è sempre stato, si fa da parte, aspettando il suo turno.
Quante similitudini con gli umani, vero? 🙂