Gli accumulatori seriali di animali costituiscono un problema molto sottovalutato in Italia perché viene spesso confuso con uno stile di vita incentrato sull’amore per gli animali.
Così non è.
Nello specifico “L’Animal Hoarding o accumulo di animali si verifica quando un individuo possiede un numero di animali che eccede la sua capacità di prendersene cura in modo adeguato. Ne conseguono la compromissione della qualità di vita della persona e delle condizioni dell’abitazione in cui vive, nonché una forte sofferenza per gli animali, che vanno incontro a malattia, inedia e morte. Tale fenomeno è stato a lungo considerato uno “stile di vita” e, anche se oggi viene riconosciuto come una forma di maltrattamento degli animali, solo recentemente è divenuto oggetto di attenzione da parte della comunità scientifica, che ha fornito diversi modelli per inquadrarlo nell’ambito dei disturbi mentali” (Elisa S. Colombo ed Emanuela Prato-Previde).
Nei giorni scorsi, a seguito del sequestro a Marcignago (PV) dei 38 cani di razza Breton, ho approfondito la questione parlandone con Marco Bravi, responsabile comunicazione di Enpa nazionale.
C’è stata infatti molta confusione e ambiguità in merito alla vicenda accaduta a Marcignago, anche in relazione a eventuali denunce per maltrattamento che sono state sollecitate da più parti, soprattutto sui social. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
“L’accumulatore seriale non ha alcuna intenzione di fare del male ai suoi animali. Non si può dunque parlare di maltrattamento in senso stretto – spiega Marco – ma di incuria, che è comunque una forma di maltrattamento indiretto. È un po’ come la differenza tra colpa e dolo: l’incuria non implica un dolo perché non c’è volontà di nuocere, ma non ci si rende conto che il maltrattamento inizia con le mancate attenzioni”.
A chi spetta intervenire in prima battuta?
“Il Comune è il responsabile sanitario e/o di tutela degli animali. Spetta dunque al Comune, quando riceve una notizia di possibile maltrattamento, attivare la polizia municipale che effettuerà i sopralluoghi necessari e si procederà di conseguenza, coinvolgendo l’Ats che può decidere, nei casi meno gravi, anche solo di sterilizzare gli animali, impedendo così che si riproducano anche tra consanguinei. A Marcignago si è deciso per il sequestro perché le condizioni delle bestiole erano molto serie”.
Di fronte ai casi estremi scatta il sequestro, o la sterilizzazione per quelli meno gravi. Ma non si riesce a intervenire in via preventiva prima che si renda necessario l’intervento delle autorità? In altre parole, da cosa si può capire se si è di fronte a un rischio di accumulo compulsivo?
“Un grosso aiuto per esempio può darlo chi si occupa di assistenza sociale, stando attento a quei sintomi che rappresentano l’inizio di un maltrattamento animale. Purtroppo questi sintomi sono molto spesso ignorati nonostante siano state evidenziate dalla letteratura scientifica importanti correlazioni tra il maltrattamento animale e quello umano”.
Perché questi sintomi vengono ignorati o sottovalutati?
“Perché tanto sono solo animali…”
Per concludere, se sei a conoscenza di possibili o probabili situazioni di accumulo compulsivo di animali o a rischio di, non esitare a segnalare il caso alle autorità competenti.
Grazie per la condivisione di questo articolo.
Claudia Rocchini