Lui è Ross un micio che, nei modi, mi ha ricordato Romeo, er mejo del Colosseo. E’ un gatto di campagna, va e viene e non ci sono santi.
Addosso porta i segni di tante lotte: “Lui è un gatto da combattimento”, mi dice Valentina, la sua umana.
E a noi piace anche così.
Non sembrava, però. Come l’amico Rocco aka Cazzomene anche lui pareva avere la stessa attitudine: al mio arrivo lo trovo bellamente svaccato sul divano e per tutto il tempo dell’allestimento non ha fatto un plisset.
Cadono le sbarre d’alluminio del supporto fondali, roba che dal rumore ti prende un infarto, e lui niente.
Passa Carletto, lo yorkshire isterico mascotte canina di casa, abbaiando tutto eccitato per il nuovo gioco, e lui impassibile.
Nemmeno i croccantini lo hanno smosso.
Un gatto da combattimento? Sarà…
Ma era tutta apparenza: da bravo gatto campagnolo, stava solo risparmiando energie.
Non appena l’abbiamo posato sul set ha subito fatto capire l’antifona, qualcosa tipo “Vi concedo 5 nanosecondi, poi arrangiatevi”.
Me ne ha concessi tre, poi è sceso deciso senza lasciare la minima possibilità di intercettarlo, e se ne è andato nel prato della villetta di fronte, ad adagiarsi sull’erba nell’unico spicchio di sole a fare toilette.
Pareva persino schifato per essere stato toccato da volgarissimi umani.